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domenica 16 novembre 2008

Holliwood a Coreglia ?




Holliwood a Coreglia ? Quale può essere la connessione ? L'unica connessione è un figurinaio emigrante di nome Mansueto Rigoli che nel 1888, assieme a 94 suoi compaesani, decise di emigrare dal paesello della lucchesia verso gli Stati Uniti d'America. Questo figurinaio di statuine di gesso era il bisnonno di una attrice, premio oscar. Posso dare queste notizie in esclusiva perchè incredibilmente sono stato coinvolto nella trasmissione televisiva della NBC americana che ha ripercorso con la protagonista le vicende delle sue origini.
Una mattina, mentre spiegavo ad un gruppetto di turisti americani alcuni dettagli storici su Lucca, una signora si avvicina e mi dice in inglese:" Lei è la persona che fa per noi. Mi può dare per cortesia un suo biglietto da visita ?" Le porsi con piacere il biglietto e per me tutto era finito li. Invece, dopo alcuni giorni, mi hanno chiamato niente meno che da Holliwood (credevo fosse uno scherzo!) e mi hanno chiesto se ero disponibile a partecipare ad una trasmissione che avrebbe coinvolto un personaggio importante americano nelle vicende storiche della lucchesia. Secondo voi che ho fatto? Ho accettato !Così, giovedì scorso, mi sono incontrato la sera in hotel con lo staff e la regista della trasmissione per mettere a punto i dettagli. Mi hanno fornito di una traccia scritta, una specie di copione. In tre fogli in lingua inglese si delineavano con correttezza le tappe storiche nelle quali i figurinai coreglini affinarono le loro tecniche scultoree e dove si descrivevano i caratteri sociali e le motivazioni che spinsero queste persone ad emigrare. A quel punto ho chiesto chi era il personaggio. Guardandosi tutti negli occhi con compiacimento e complicità la regista alla fine mi dice: "Susan Sarandon !" ed un pò inpacciato mi è toccato rispondere " E chi è Susan Sarandon, please ?" Ora dovete sapere e credermi che il sottoscritto non segue più di tanto il cinema in genere e i nomi degli attori non mi si fissano più di tanto nella mente. E' stato quindi un pò imbarazzante doverle chiedere che film questa attrice aveva fatto. Dopo everne sentiti una sfilza, quando sono arrivato a "Telma e Luise" ho finalmente capito.
Così la mattina seguente, in una Coreglia umida, grigia e un po freddina, le stradine deserte si sono tramutate in un animato set televisivo. E' arrivata la diva con il suo autista ed uno staff personale composto da una amica, una truccatrice che non le faceva fare un passo senza applicarle un ritocco quà e là, e una parrucchiera che sembrava nell'abbigliamento, acconciatura e viso, Crudelia Demond.
Dopo una sommaria e rapida presentazione abbiamo cominciato le riprese di fronte alla statua commemorativa del figurinaio coreglino. Avevo imparato bene la lezioncina ed ripeterla con una certa naturalezza è stato semplice e divertente. Non mi hanno mai interrotto nella mia esposizione che, a dire il vero, è stata quasi un monologo intervallato da due o tre domande dell'attrice.
Poi ci siamo spostati nel museo della figurina di gesso ed anche qui il monologo si è protratto con l'unica variante della spigazione di fotografie relative al bisnonno e statue varie che ogni tanto le mostravo. Siccome tutti i salmi finiscono in gloria, abbiamo terminato la mattina con una mangiata comune nel ristorantino ( L'arcile) li a fianco, a base di prelibatezze locali (vi raccomando le lasagne ai funghi e il cinghiale in umido con polenta). Che dire, una bella esperienza, che è stata suggellata dall'autografo di rito sopra il famoso gattino di gesso, simbolo dei figurinai coreglini.
Nel mio prossimo intervento scritto, parlerò più diffusamante di loro e delle incredibili perle nascoste di Coreglia.

Gabriele Calabrese

giovedì 6 novembre 2008

Lucca coordinatrice italiana delle città d'arte


Si è tenuto nei giorni scorsi un convegno a Lucca sulle città d'arte. Tanti discorsi di sindaci italiani volti a ricevere fondi per le amministrazioni locali. Una volta che Lucca li avrà ricevuti,(cosa che sinceramente mi auguro) come li spenderà? Per costruire nuovi inutili mega stadi di calcio nelle ultime zone verdi ai limiti della città? Per decentrare attività commerciali in periferia a vantaggio di nuovi mega centri commerciali? Per ghettizzare i pochi abitanti del centro in un anello di mura privo di funzionalità per abitarvi? Dove sono le politiche turistiche comunali per i prossimi anni concordate con cultura e commercio? Chi è oggi l'assessore al turismo del comune di Lucca? Il Sindaco ?
Domande che volano nell'aria senza avere ancora risposte serie!
Gabriele

martedì 4 novembre 2008

Leggende antiche legate ad un "sasso"
















Questo testo relativo ad una leggenda popolare lucchese, è tratto da un interessante sito( http://sacrumluce.sns.it ) che tratta del culto mariano a Lucca. La leggenda che segue, ci lega ad un 'altra sempre relativa ad un sasso scagliato contro un'immagine religiosa che ho casualmente scoperto passeggiando per Pisa e che narrerò dopo questo primo testo introduttivo.

La Madonna del Sasso

Un´antichissima leggenda racconta di un soldato che in preda alla rabbia per aver perso nel gioco delle carte, bestemmiando, lanciò un sasso contro un´immagine della Madonna L´affresco, definito come bizantino nelle fonti antiche ma attribuibile al XIII secolo, si trovava nel posto di guardia situato nei pressi del teatro romano, vicino alla antica chiesa di S. Salvatore in Muro . La Vergine con un gesto sollecito, spostò il Bambino Gesù, che sorreggeva sul lato destro, dalla parte opposta e immediatamente si aprì una voragine che inghiottì l´empio giocatore: quanti erano accorsi, richiamati dal compagno di gioco impressionato per l´accaduto, videro che dalla spalla della Madonna, colpita dal sasso, fuoriuscivano gocce di sangue.
I Padri agostiniani, che dal 1332 ebbero la cura della chiesa di S. Salvatore in Muro reintitolata a S. Agostino, incrementarono la devozione nei confronti della prodigiosa immagine. Essa fu ospitata dal 1369 in una apposita cappella, commissionata dalla nobile famiglia dei Boccella i quali ne mantennero la cura nei secoli seguenti come testimoniano i lavori di abbellimento e ampliamento finanziati da Francesco Boccella nel XVII secolo.
Diverse pratiche di pietà, nel tempo, caratterizzarono il culto della Madonna del Sasso, tra cui la celebrazione di una S. Messa solenne nel giorno di Sabato, una processione con la reliquia del Sangue di Maria, e il canto delle Litanie Lauretane la sera dopo Compieta.
Il 30 aprile 1690 l´effigie fu solennemente incoronata da un delegato del Capitolo Vaticano. Dopo tale celebrazione, alle cui spese contribuì il Senato della Repubblica che prese parte in forma ufficiale anche alla cerimonia, la devozione verso l´immagine si diffuse oltre che a Lucca, in altre parti della Diocesi.
A Pescaglia ad esempio secolo è venerata dalla fine del XVII la Madonna delle Solca , così detta dal nome della località dove sorge il santuario dedicato a questa copia della Madonna del Sasso, dipinta nel 1644 e donata dal Padre Agostiniano Angelo Bartelloni, nativo di Pescaglia, oggi conservata nella chiesa parrocchiale di S. Pietro e Paolo.

A Pisa invece, in fondo a via San Martino, nel canto di un vicolo si trova invece una edicola votiva con al centro un crocifisso. Sotto, una lapide ricorda un avvenimento miracoloso di tutto rispetto. "Una mano empia" aveva scagliato un sasso control'immagine sacra ed il sasso....era rimaso sospeso in aria per un tempo indefinito senza colpire il bersaglio. Lo stesso sasso lo si può notare accanto al crocifisso in questione dentro l'edicola ( vedi foto ). Il fatto sorprende ancor di più quando si nota la data dell'evento, e cioè nella prima metà dell'800 poco prima dei moti iniziali per l'unità d'Italia.
G.

giovedì 30 ottobre 2008

Una storia romantica. Lucca e Firenze



Dopo i festeggiamenti pisani, certamente apprezzati, il re di Danimarca aveva però un chiodo fisso: Lucca e la bella Maddalena. E tanto fece e tanto chiese che finalmente potè partire per rivedere la città e i luoghi che anni prima lo videro un giovane principe a caccia di avventure galanti.
Giunto a Lucca fu ancora una volta ospitato in casa Mansi a San Pellegrino.
La Republica lucchese questa volta lo volle onorare con un quadro dipinto dal locale artista Domenico Lombardi (visibile in alto) detto il diecimino che ancora si trova alla base della scala interna del palazzo. Le accoglienza anche questa volta furono diplomaticamente calorose (in alto gli anziani lucchesi che escono in corteo dal palazzo pubblico), ma credo che tutta l'atmosfera si sia raffreddata notevolmente quando il sovrano certamente chiese notizie della giovane Maddalena. Con gentile garbo gli fu detto che l'amica di un tempo aveva preso il velo delle suore di clausura presso un convento firentino. Per niente scoraggiato il Re chiese allora, con disarmante semplicità, di poterla incontrare direttamente nella cella del convento. Mi posso ora immaginare le facce dei presenti per tale richiesta. Sconcerto? Incredulità? Irritazione a tanta regale impertinenza? Forse un misto di tutti questi sentimenti aleggiava nelle menti dei ben pensanti nobili lucchesi. Ma la castagna bollente ora passava al Duca di Firenze ed ancor di più al Vescovo di quella diocesi.
Non ci fu niente da fare di fronte alla cocciutaggine del re. Il Duca facendo pressioni sul Vescovo, lo obbligò a concedere una dispensa particolare affinchè il Re danese potesse incontrarla con le modalità che aveva richiesto. Il Re quindi giunse a Firenze. Una targa posta sopra la porta medioevale di San Gallo ricorda l'evento. Le cronache narrano che il re si soffermò in privato nella cella della bella Maddalena per più di un ora. In quel frangente in tutti i monasteri della Toscana le suore pregarano perchè Maddalena convertisse al cattolicesimo il re protestante. Cosa si dissero o cosa avvenne all'interno della cella non è dato sapere. Sappiamo invece che il re uscì in lacrime dall'incontro e dopo quello ve ne furono altri cinque. Come finisce la storia ? Finisce così,con una giovane in convento ed un re che ha continuato a spassarsela nel suo bel regno del nord; non certo come quella di Biancaneve o cenerentola. E quindi alla fine come cantavano quando ero bambino le mie belle fiabe sonore..."Finisce così, questa favola breve se ne va...ma un'altra ne avrete. C'era una volta, il cantafiabe dirà ed un'altra favola comincerà!".
G.

lunedì 27 ottobre 2008

Una storia romantica





Comincia con queste righe una storia che racconterò in tre puntate, più o meno seguendo le coordinate dei tempi e dei luoghi che l'hanno vista svilupparsi.
"C'era una volta un principe che viveva in un regno freddo e lontano. Dopo aver combattuto molte guerre dure e vittoriose, volle infine volgere i suoi interessi non all'odio ne alla sofferenza, ma alla bellezza e alla conoscenza. Partì quindi dal suo regno per visitare terre più calde e più miti e vi trovò...l'amore" La nostra storia potrebbe cominciare con questi toni sdolcinati e forse è proprio così che è cominciata.
Il principe azzurro in questione era Federico IV di Danimarca e Norvegia. In vista delle guerre del nord che gli valsero poi l'annessione della Norvegia, il giovane principe, personalità brillante, colta ed estroversa, decise di intraprendere prima un viaggio che aveva come meta l'Italia.
Correva l'anno 1698. Dopo un lungo viaggio attraversando l'Europa intera, il principe, non si capisce bene il perchè ed il percome (cercherò documenti in merito), volle fermarsi proprio nella piccola Repubblica di Lucca. Una Repubblica che veniva detta già a quel tempo "nana", non per le dimensioni dei suoi abitanti, che non erano certo quelli di Lilliput, ma bensì per le ristrettezze dei suoi confini, così com'erano circondati da ogni parte da quelli estensi e fiorentini. Una cosa poteva vantare però la piccola e pacifica repubblica toscana sin dall'antichità: una capacità di relazioni internazionali di primissimo piano intessute da ambasciatori con grandi doti diplomatiche. Eredità ricevuta grazie alle colonie mercantili lucchesi di tempi ormi lontani, ma che avevano lasciato un segno duraturo nei suoi dirigenti nel saper mediare e convincere. E' forse grazie a queste relazioni che il principe volle fermarsi a Lucca.
Nonostante la fama di "parsimoniosi" da sempre attribuita ai lucchesi, narrano le cronache che il governo della piccola capitale, come era uso fare in simili occasioni, non badò a spese per ben ingraziarsi i favori di un personaggio di tale rango. Fu cosi che si allestirono sontuosi banchetti nei più prestigiosi palazzi cittadini da poco restaurati. Palazzo Mansi fu il luogo dove soggiornò a spese dello stato. Gli intrattenitori incaricati dalla repubblica lucchese, lo favorirono in ogni circostanza facendogli trascorrere un soggiorno indimenticabile ma ciò che lo rese unico fu.... la freccia di cupido. Si narra che durante una splendida festa a casa Controni, nei giardini del palazzo il principe incontrasse lo sguardo di una bella dama lucchese: Maddalena Trenta. Il principe se ne innamorò subito perdutamente e questa lo ricambiò accompagnandolo per il resto della sua permanenza il lucchesia. Molti altri furono i ricevimenti e fra questi va segnalato lo spettacolo che si allestì nel nuovissimo teatrino di corte della villa Santini a camigliano. Il principe alla fine parti per il suo regno del nord, ripromettendosi una volta re di tornare dal suo amore lucchese. Continua...
Gabri

domenica 26 ottobre 2008

Gli studenti di Lucca 2008



Dopo aver visto gli studenti in sciopero a Pisa, ieri ho visto una notevole quantità di studenti in corteo a Lucca.
Onestamente il corteo con gli studenti esagitati delle medie superiori non mi ha impressionato più di tanto: soliti slogan, solite invettive al ministro dell'istruzione di turno, solita voglia di alcuni di fare colpo sugli altri, poca volglia di studiare, tanta voglia di far casino, musica tricche tracche e noccioline.
Non erano diversi da alcuni di noi alla loro età. Ciò che mi ha invece colpito erano gli studenti universitari delle varie facoltà. Organizzatisi con quelli di storia dell'arte quest'ultimi, la mattina prima della manifestazione, hanno illustrato la città e i monumenti ai loro compagni improvvisandosi guide turistiche. Era un modo propositivo come dire: noi sappiamo e vogliamo mostrare come lo sappiamo fare, noi non siamo degli "scioperati" qualsiasi, noi non sappiamo fare solo casino, noi studiamo e siamo capaci di coinvolgere.
A questi dico solo BRAVI! Li ho ammirati e mi sono per un attimo sentito studente come un tempo fra gli studenti. Non conosco nei dettagli i motivi della protesta studentesca, nonostante le martellanti trasmissioni televisive. Comunque sia il problema dell'istruzione italiana esiste.
G.

sabato 25 ottobre 2008

Pellegrini


Due uomini e una strada davanti a loro. Questi sono i pellegrini; i grandi ricercatori in viaggio per trovare la via. Li nomino tutti i giorni, ed ogni giorno sempre con un tocco di invidia e di rispetto in più. alcuni anni fa ne parlavo solo come un lontano ricordo che aveva segnato nel medioevo la vita di molte città, fra le quali Lucca, lungo la via Francigena che da Santiago de Compostela portava a Gerusalemme. Oggi, che non sono più tanto giovane, provo come un qualcosa di intimo che mi spinge a provare quell'esperienza che, se Dio vorrà, dovrò intraprendere. Lo dovrò fare per me e per gli altri. Vedere questi due pellegrini che entrano incuriositi e rispettosi nella chiesa di San Michele in foro, me lo conferma. Chilometri e chilometri, passo dopo passo, incuranti della pioggia e del sole.
Eroi solitari che riscoprono una dimensione oggi quasi perduta. Ne ho incontrati molti, ma il primo che ho incontrato nel 1997, mi ha cambiato la vita. Pochi forse mi crederanno leggendo le righe che seguono, ma è la verità. Dovevo accogliere per conto dellla provincia di Lucca il primo pellegrino spagnolo che veniva a piedi da Roma per dirigersi verso Santiago. Con me, oltre alle istituzioni locali ed altri personaggi notabili, mia moglie che a quel tempo aspettava mia figlia.
Giunse il pellegrino. Era una persona semplice e forte, sui quaranta anni ( ex legionario spagnolo pentito)che traspirava energia e positività da tutti i pori. Dopo avermi chiesto chi era tutta quella gente che lo aspettava, invece di soffermarsi a ricevere tutte i discorsi e le manfrine di rito, chiese di vedere il Volto Santo. Mi offrii in seguito di portargli lo zaino perche doveva raggiungere Valpromaro verso Camaiore a diversi chilometri da Lucca. Si rifiutò.
Tutti lo aspettavano per abbuffarsi in un pranzo luculliano in un ristorante del luogo. Lui mangiò solo un pasto fruguale e salutò i presenti, ma prima di partire chiese il numero di telefono a me e mia moglie e disse: "Vedrete che vostro figlio nascerà per il giorno di San Giacomo. Vi telefonerò qualche giorno dopo !".
Mia figlia Angelica è nata il 25 di luglio del 1997, giorno di San Giacomo e lui mi telefonò qualche giorno dopo con grande semplicità e naturalezza raccontandomi l'ultima tappa del suo viaggio.
G

venerdì 17 ottobre 2008

Antiche mescite di vino




C'erano una volta in Toscana le mescite di vino ed in parte ci sono ancora. A Lucca, come nelle altre città toscane, la cultura del "gottino divino raso" sfuso era all'ordine del giorno. Esistevano in città e fuori le mura, molte mescite ( da mescere, cioè versare )popolari. Ne ricordo personalmente alcune, come ad esempio quella che si trovava a pochi passi da casa mia dove compravamo il fiasco di rosso, sino alla metà degli anni settanta di fronte alla porta S. Anna. Ora si chiama gelateria "dolce vita". Ci andavano gli operai e i muratori a bere il bicchiere di vino con l'accompagnamento dell'ovo sodo. Già che si trovavano lì, alcuni si facevano anche la partitina a carte. Ricordo in particolare un trasportatore di pietre e detriti che usava ancora il barroccio col cavallo. Venne chiamato da mio padre per portare via ciò che rimaneva dei restauri fatti in casa. Grande bevitore ! Ma niente paura; il cavallo sapeva dove andare anche se il padrone non si reggeva in piedi. Ricordi di bambino. Altri ricordi di ragazzo invece sono quelli relativi a "Baralla" e a "Tista". Ho avuto un giorno "l'onore" di avere offerta una merenda con ovo sodo e bicchiere di vino da Baralla per aver aiutato il padrone a scaricare dal carro tre damigiane di vino. Altri tempi. Oggi si sono quasi tutte trasformate in "Antiche Trattorie" che hanno mantenuto solo i vecchi nomi.
Alcune però inteligentemente continuano, anche se in locali diversi, la tradizione del mescere.
Come ad esempio la mescita in via della Fratta.
Ora una curiosità che ci lega a Firenze. Pochi sanno che nell'antichità (sec. XV - XVIII) a proposito di vino a mescita, esisteva già l'uso del take away. Se a qualcuno capitasse di andare a Firenze in via delle belle donne, esiste una trattoria ora un pò per americani, ma molto carina, che conserva ancora visibile all'esterno del locale lo sporto in legno che serviva all'oste per servire un bicchiere all'avventore. Quest'ultimo rimaneva fuori dal locale, beveva, e se ne andava via (ovviamente dopo aver pagato). In pratica l'avventore "poccettava". Questo termine "poccettare", cioè andare da una osteria all'altra bevendo un gotto, venne affibbiata addirittura ad un valente pittore, Bernardino Poccetti appunto che aveva questa debolezza di piegare un pò troppo il gomito. Questo pittore fra le altre cose, ha affrescato le volte di villa Bottini al giardino.
Forse avrà avuto questa consuetudine anche a Lucca visto che, lo stesso sporto di legno, lo possiamo notare in via Cesare Battisti quasi all'angolo con via Fatinelli, sul fianco di un negozio che oggi vende camice.(nelle foto quello di Firenze e su intonaco bianco e quello di Lucca su intonaco giallo !)
Bene, e dopo questa curiosità, alziamo i bicchieri (di vetro e non di cristallo !)e salute a tutti con un semplice rosso contadino delle colline lucchesi !
G.

Gli scavi archeologici riaprono dopo i comics

Le puntate di questa storia lucchese che ho cominciato a narrare alcuni giorni fa non sono finite. Il secondo tempo (il più affascinante ) è rimandato ai primi di novembre, quando la manifestazione dei comics smantellerà i gazebo anche in piazza San Giusto. Gli scavi andranno avanti in quanto il Comune di Lucca, vista l'importanza della cosa, ha acconsentito di continuare la ricerca a sue spese. Una ghiotta occasione per i nostri archeologi di allargarsi di alcuni metri verso la piazza ( 3m x 6m ). Sono stati trovati alcuni scarti metallurgici in bronzo che fanno pensare alla famosa zecca longobarda oltre che un piccolo manico del XII secolo ed altre cosucce.
G.

giovedì 16 ottobre 2008

Il mercante lucchese ? Una categoria in via d'estinzione.


Ieri sera alle 21.00, ho partecipato ad una tavola rotonda indetta dal quotidiano la Nazione sui problemi del commercio nel centro storico.
Tutto sommato è stata una riunione interessante, nonostante l'ora. Come sempre quando i commercianti aprono un dibattito il grosso della discussione verte sull'accesso alle auto nel centro storico e sui parcheggi.
Da qui, dopo i primi scambi di opinioni, è apparsa chiara la scarsa conoscenza da parte dei commercianti su altri dati oggettivi come ad esempio la qualità e tipologia della clientela all'interno del centro storico.
Altro tema che tocca più che la sensibilità ambientalista, il portafoglio degli stessi commercianti, è la dissennata volontà di gruppi imprenditoriali esterni e ditte di costruzione locali di cementificare la periferia.
Il traffico, la mobilità, e l'edilizia quindi al centro della discussione.
La mia domanda è giunta solo per ultima ed è stata volutamente provocatoria.
Quale è la percentuale degli acquisti nel centro storico da parte dei turisti e quale da parte dei residenti suddivisa nelle varie attività merceologiche ?
Questa domanda serviva ha evidenziare la ,aimè, futura vocazione del centro storico verso il turismo ( cosa non ancora chiara ai presenti che tuttavia parlavano in continuazione della necessità di fiere, manifestazioni e mostre d'arte).
L'altra è stata: visto che tutti pensano a costrire nuovi mega stores fuori dalle mura, cosa ne sarà della ex manifattura tabacchi che ha una superfice enorme ?
L'imbarazzo a queste domande è stato sconcertante ! Nessuno aveva risposte da dare e tutti i presenti hanno sollecitato la camera di commercio a fare una ricerca in merito.
Ciò dimostra, a mio avviso, la miopia e il dilettantismo della categoria dei bottegai lucchesi. Categoria molto lontana per lungimiranza e qualità, dagli antichi imprenditori lucchesi del medioevo e del XVI secolo ai quali, come guide turistiche, facciamo quotidianamente riferimento nelle nostre visite guidate.
Gabri

Longobardi a Lucca










Ora ci sono le prove! Questa mattina negli scavi di piazza San Giusto, l'archeologa Abela ed una collega mi hanno confermato il ritrovamento di alcune ceramiche (e forse qualcosa d'altro, ma il forse va messo, in quanto è d'uso fra gli archeologi tenere uno stretto riserbo quando vengono ritrovati monili o monete in loco)che daterebbero all'età longobarda i ritrovamenti. Ciò che stupisce è l'incredibile stratificazione degli edifici attuata con materiale romano di recupero. Abbiamo notato infatti enormi conci calcarei provenienti da edifici di notevole fattura e dimensione sovrapposti a mattoni, pietre, acciottolato di fiume e massetti squadrati di fattura presumibilmente longobarda.
Inserisco una ulteriore foto dell'intera trincea di scavo.
Gabriele

martedì 14 ottobre 2008

Foto di gruppo. Voilà les guides.



Ecco una foto di gruppo di alcune guide ufficiali AGT ( associazione guide turistiche) di Lucca.
Non è un gran che, ma abbiamo bisogno di immagine. Stiamo quindi cercando una foto da mettere sulla copertina di una cartina di Lucca da distribuire ai clienti.
G.

Scavi in piazza San Giusto a Lucca



Avevo ragione a proposito degli scavi archeologici in piazza San Giusto.
Sotto terra hanno trovato le fondamenta di un edificio con conci di pietra piuttosto grandi. Ora, che siano le fondamenta dell'edificio longobardo, effettivamente è azzardato dirlo, ma se gli scavi andranno avanti credo avremo ulteriori sorprese.
Come si vede nella foto, la presenza di Ciampoltrini (responsabile della soprintendenza archeologica per la provincia di Lucca) e Isabella Abela, responsabile degli scavi, dimostra l'interesse per i ritrovamenti. L'esperienza non è acqua!
Aggiungo queste poche righe, il giorno successivo alle precedenti.
Parlando con Abela, mi ha detto che secondo lei si tratta di un edificio importante medioevale fondato su edifici longobardi posto nell'intersezione fra il cardo e una strada minore parallela al decumano. Effettivamente dalla trincea di scavo dove si trovavano le archeologhe, si percepivano visivamente con chiarezza gli assi che delimitavano l'insula sopra l'attuale piazza. Tenendo conto anche degli edifici in loco abbattuti dopo la seconda guerra mondiale per costruire l'orrendo edificio attuale, forse c'è da ipotizzare che la chiesa avesse una piazza antistante molto ridotta forse con gradoni sul tipo di quella di San Cristoforo (anche questa mutata nell''800 )
Gabri

venerdì 10 ottobre 2008

Maria ha una amica!


Vi ricordate il mio articolino su Maria, la zingara rumena di fronte alla cattedrale di Lucca ? Oggi ho scoperto che ha una giovane amica, una bambina.
Questa bella bambina è la figlia del nostro simpatico amico argentino che vende le cartoline con il suo carrettino "ciclato" (forza motrice una solida bicicletta)proprio di fronte alla chiesa. Non sono carini? E' così che si fa amicizia !
G.

La "curtis regia" longobarda a Lucca ? Forse l'abbiamo trovata !




Da un argomento leggero (ricetta) ad uno più serio(storia e archeologia).
Lo so che una foto con quattro pietre squadrate una su l'altra dicono poco e sono bruttine anche da vedere; ma se il luogo è piazza S. Giusto a Lucca la cosa cambia. E si, perchè proprio a due passi dal palazzo Gigli, sede della Cassa di Risparmio di Lucca, e l'omonima chiesa, nella sostituzione dell'ennesimo tubo rotto, sono emerse le pietre in questione. Qui sorgeva, secondo gli storici, l'antica curtis regia longobarda, sede anche della zecca che coniò il famoso tremisse d'oro, moneta lucchese. Si capisce quindi che ogni sassolino o coccio che emerge dal fango potrebbe datare questi pietroni.
Intervistata dal sottoscritto, l'archeologa di turno ( che ormai è quasi un amica visto che tutte le volte che ci incontriamo in situazioni simili le rompo le scatole con una valanga di domande) mi ha detto che c'è poco da sbilanciarsi. Questa affermazione nasce dal fatto che, secondo Ciampoltrini ispettore della soprintendenza archeologica locale, l'area di piazza San Giusto è stata scavata e modificata a causa della messa in opera di fognature ottocentesche. E sia pure, ma quelle pietre squadrate poste così in bell'ordine una sopra l'altra a me fanno pensare a fondamenta di un edificio. Posso anche sbagliarmi, ma ormai di scavi ne ho visti un bel pò. Comunque vedremo. Vi è un altra cosa che può risultare interessante. La stratificazione della pavimentazione stradale. Sarebbe interessante capire, anche grazie a questo scavo, le tecniche e le datazioni della pavimentazione della città di Lucca nei vari periodi storici.
Se potrò, aggiornerò queste "news" con altre foto e altre notizie (sempre che interessi a qualcuno, si intende !).

Gabriele

sabato 4 ottobre 2008

Armati a Lucca











Comincio a credere che questo blog sia veramente utile per molte cose , ma sopratutto per me stesso. Mi chiarisce molte idee confuse su cose e persone e mi pone di fronte a piccoli quesiti che normalmente sono portato a sorvolare.
Per esempio mi sono chiesto: quante raffigurazioni monumentali di uomini armati, (siano esse statue celebrative, affreschi, o dipinti di eventi storici) si possono vedere nei luoghi pubblici di Lucca ?
Pochi. Pochissimi poi quelli di epoca medioevale. Vorrei ora qui ricordarli anche con foto, nella speranza che, dimenticandone forse alcuni, qualche lettore mi aiuti a ricordare.
La prima immagine che mi ha dato lo spunto per questo articolo, è quella che si trova nel primo altare a destra, in un interessante affresco, nella chiesa di Santa Maria Bianca o foris portam. Chiesa che potete vedere in foto nell'articolo "Il nome di Dio nelle 99 chiese di Lucca".
Sono solo pochi lacerti stratificati nel tempo di affreschi che fanno riferimento ad un altare privato dove l'immagine di riferimento è Maria. A lato di questa però, si vede chiaramente un cavaliere medioevale armato con la figura di San Giovanni che gli tiene il capo in segno di protezione.
Nella cattedrale, in facciata, si trova poi la statua equestre del cavaliere Martino con la sua spada. Pur non essendo una scena prettamente militare, la spada c'è, e questa è una delle prime rappresentazioni monumentali di cavaliere a cavallo eseguita nal XIII secolo, dopo l'epoca romana.
Altri armati con scudi e cotte li troviamo a poca distanza da Martino nei girali decorativi delle colonnine laterali nel pilastro destro della loggia della cattedrale.
Presochè della stessa epoca, ma con qualità e drammaticità scultoree decisamente superiori, sono i cavalieri "egiziani" del rilievo del fonte con storie di Mosè di San Frediano.
Esisteva in città, nel canto di Pozzotorelli, un altro affresco monumentale celebrativo, l'unico del genere a Lucca sullo stile dei fiorentini di Santa Maria del Fiore, che rappresentava probabilmente Francesco Sforza. Questo cavaliere di ventura infatti, aveva avuto un ruolo fondamentale sotto l'aspetto militare per Lucca con il suo intervento armato nel XV sec. nell'intervento contro i fiornetini che assediavano la città. I termini però di queste vicende storiche non mi sono ben chiare e vorrei approfondirle in altra sede. Testimonianza comunque di questo affresco, si trova negli stalli lignei ora conservati presso il museo nazionale di Villa Guinigi, compiuti dai fratelli Pucci. Su questi stalli si legga il recente libro di Silva "Immagini del potere, il potere delle immagini". E' interessante inltre notare alcuni graffiti con uomini e cavalieri armati. Quello che si vede in questo articolo si trova nello stesso pilastro della cattedrale prima citato, sul fianco sinistro. Come si nota dal copricapo l'immagine è del XV secolo.
Altro graffito è il celeberrimo (almeno per me) Turchio Pauli, raffigurato nella seconda colonna della navata sinistra della chiesa di San Michele.
Fatta questa scarrellata di immagini, notiamo che sono veramente poche se pensiamo che Lucca, come le altre città toscane, ha avuto nel passato ragioni valide per esaltare le proprie virtù militari e ha contato non poche battagle alle quali hanno partecipato i suoi cittadini. Sembra quasi che dal pacifico rinascimento lucchese in poi, la distruzione di antichi intonaci abbia forse voluto significare una "dannazio memoriae" di quei tormentati e dolorosi tempi che portarono non solo gloria ma anche lutti, sofferenze e carestie.

Gabriele C.

mercoledì 1 ottobre 2008

I maestri comacini ? Che facce simpatiche!






Ricordo quando ero studente all'università di Pisa le affascinanti lezioni di alcuni fra i miei professori riguardo all'architettura medioevale romanica in toscana ed in particolare sull'operato dei maestri Comacini nella Toscana nord-occidentale. Quante ore passate sui libri a studiare decorazioni floreali, colonne tortili, bestiari fantastici! Belle ore a ripensarci col senno di poi. Tutto questo patrimonio culturale per me è stato fonte di riflessione, e in questi anni di attività come guida turistica, anche di ulteriore ricerca. Fin dal liceo però, ricordando coloro che in tempi così remoti ci hanno preceduto lasciando tali capolavori, ho sempre fantasticato chiedendomi: ma che facce avevano queste persone ? Chi erano Guidetto da Como e compagni ? Spesso tali domande non hanno risposta, e tutto finisce li. Credo però di aver trovato un filo tenue che annodato ad un altro, ed ad un'altro ancora, mi hanno portato ad indentificarli. E' stata quasi una ricerca poliziesca da film, dove il ricercato viene individuato grazie ad una serie di immagini sfuocate registrate da una telecamera. Tuttavia, una volta comparate ad altre più nitide, si scopre finalmente l'individuo ricercato.
Tutto è cominciato quando ho analizzato nei dettagli una serie di interessanti graffiti all'interno della chiesa lucchese di San Michele in foro. Chi non lo sa, lo sappia ora, che sono un fanatico nella ricerca di antichi graffiti. Dietro di questi ho scoperto che spesso si cela un mondo poco conosciuto ed affascinante quasi quanto i grandi capolavori dell'arte.
Bene, nei graffiti di S. Michele, di origine indubbiamente comacina (un giorno finalmente farò un articolo specifico su questi graffiti), fra animali fantastici, pesci e figure geometriche, ho individuato alcuni ritratti.
Uno di questi per le fattezze e per la particolarità del cappuccio è da individuare come un maestro comacino. Il paragone va fatto per primo con l'indubbio autoritratto di Guidetto da Como. Questi infatti, come noto, fa bella mostra di se citandosi nel cartiglio che tiene in mano, nel pilastrino di fianco al campanile di S. Martino a Lucca. Se si paragona il profilo lievemente accennato sulla colonna di San Michele all'immagine di Guidetto troveremo le prime similitudini. A rafforzare ciò che affermo, è il particolare che differenzia i due copricapi. Quello di Guidetto ha sulla cuspide il giglio della purezza, simbolo che distingueva probabilmente la loro taglia o loggia. Si notino infatti i molti gigli che decorano la facciata della cattedrale e quelli che si trovano sulle colonne di San Michele.
Per avere comunque un'altra immagine ancora più nitida di questi maestri, ci dobbiamo trasferire a pochi chilometri da Lucca, cioè a Pisa.
Qui le taglie comacine lavorarono interrottamente per generazioni in quasi tutte le chiese locali. Tuttavia nel battistero, proprio di fronte alla maestosa cattedrale pisana, troviamo gli autoritrati di molti di questi, nei plutei della vasca ottagona battesimale. Questa viene attribuita al maestro Guido Bigarelli, con datazione 1250 grazie ad una iscrizione che venne ritovata al suo interno.
Che belle faccine contente! Qui per questioni di spazio non le pubblico tutte. Una di queste poi, anche se speculare, sembra proprio quella di San Michele a Lucca. Eccoli quindi i nostri amici Comacini ! Li abbiamo trovati e da oggi potremo salutarli riconoscenti per averci tramandato tanta bellezza e tanta sapienza.
G.

lunedì 29 settembre 2008

Alle porte delle chiese, negli angoli delle strade. Chi sono..?


Chilometri e chilometri passeggiati per strade e piazze della mia città. Porte varcate innumerevoli volte: case, musei, negozi, chiese. Angoli, incroci, logge cortili. Innumerevoli volte vediamo le stesse pietre, spesso le commentiamo ai nostri clienti, spesso le esaltiamo anche con enfasi. Conosciamo molto noi guide turistiche delle nostre città e vogliamo conoscere sempre di più. Storia, persone e fatti del passato e a volte fatti contemporanei. Una sera però, poco prima di varcare la soglia della cattedrale, la luce calda e dorata del sole al tramonto, ha incorniciato la figura rattrappita in un angolo di una donna. L' avevo vista chiedere l'elemosina di fronte a quel portone molte altre volte, forse per anni, ma come sempre mi era capitato, ero passato oltre. Ora la vedevo sotto quel raggio di sole e mi sembrava un viso antico, una donna di altri tempi e mi sono allora chiesto: Chi è ?
Ora so che si chiama Maria. Maria non parla mai, accenna solo un gentile sorriso se le rivolgi la parola. E' timida, ma se le scatti una foto (ed io l'ho fatto) è contenta e si mette in posa coprendosi i capelli con il velo pensando di essere più piacevole. Maria ha 45 anni, ma ne dimostra molti di più. Lei come molte altre mendicanti in Italia, è di origini rumene, ma la Romania non l'ha vista più da tanti anni ormai. Pochi mesi fa, subito dopo le nuove disposizioni di legge varate dal governo a proposito di rumeni, ho visto arrivare una volante della polizia. Il poliziotto l'ha chiamata e lei sempre in silenzio, senza fiatare, a capo chino è salita in macchina è l'hanno portata via. Prima di salire però, mi ha guaradato ed io, lo giuro, avrei voluto salire in macchina al posto suo. Non so perchè scrivo queste righe, ma credo che sia importante cercare di conoscere anche queste persone ai margini del nostro lavoro. Debbono essere comunque degni di considerazione. Basta poco; a volte una parola o un semplice gesto amichevole. Non voglio apparire qui uno smelenso sentimentale o un partigiano difensore dei diritti umani (leggete i miei commenti sui rumeni a Pisa), ma voglio conoscere e distinguere. Maria è degna di considerazione; anche quando fa freddo e in silenzio sta di fronte alla cattedrale di San Martino. Martino non gli può dare una parte del suo mantello, noi si.
Vorrei quindi da oggi, appena potrò, ricordare con un breve ritratto le persone che a Lucca, come Maria, credo ne siano degne.

mercoledì 24 settembre 2008

....e le riprese continuano a ritmo frenetico.


E' proprio vero che paese che vai...regista che trovi ! Questo giornalista e regista serbo ha un modo di lavorare frenetico. La frenesia di filmare tutto, senza sosta e senza un filo storico e culturale che descriva ciò che riprende, mi ricorda i programmi di qualche tempo fa molto populistici di Osvaldo Bevilacqua, l'omino con i capelli rossi. Una scarrellata di immagini farcite di folklore, stereotipi consolidati nell'immaginario colletivo del territorio che si descrive e poca fantasia. Il paessaggio toscano e gli agriturismi sono il suo tormentone; arte zero, cibo tanto. Capisco dall'altro lato che un turismo forse emergente come quello serbo, abbia bisogno di certezze e stereotipi. Forse però, ciò è dovuto anche alla poca conoscenza della Toscana del giornalista che peraltro non fa che ripetermi che è laureato a Milano a Brera in arte (io credo sopratutto laureato in artega ...), che conosce perfettamente il suo lavoro e che ha vinto premi.
Non il massimo quindi ma...tutto fa brodo. Per favorire la fantasia dei turisti in arrivo, un giorno forse riusciremo anche a modificare un angolino della lucchesia in una novella "Val d'Orcia" . Basterà spianare qualche collina troppo alta, piantarvi un cipresso isolato e poco più in là coltivare un piccolo appezzamento di girasoli di plastica (tanto non se ne accorge nessuno) e op là, il gioco è fatto: under the tuscan sun !
G.

martedì 23 settembre 2008

Il nome di Dio per le 99 chiese di Lucca


E' quasi ormai leggenda il fatto che Lucca avesse nel medioevo, non 101, non 100, ma 99 chiese. Sembra quasi di leggere quei cartellini segna prezzi dei mercati che invitano la clientela a comprare il prodotto ad un centesimo in meno della decina.
A dire il vero secondo la pubblicazione "il secolo di Castruccio, fonti e documenti di storia lucchese" la professoressa Giuliana Puccinelli, secondo una sua catalogazione degli edifici ecclesiastici nel XIV sec in città, ne stima 65. Molte, dai quei tempi, sono state distrutte, altre modificate, altre edificate ex novo.
Numeri che comunque rendono chiara l'importanza della chiesa come istituzione locale nel tessuto connettivo della città medioevale.
Mi ha colpito e non poco, la curiosa domanda che mi ha inviato con un messaggio telefonico la mia collega Laura, di un suo cliente turco: "Le novantanove chiese di Lucca servivano a onorare i novantanove nomi che ha Dio ?" Bellissima domanda vista dalla parte di un musulmano che vuole conoscere. Dalla nostra parte invece un silenzio assoluto di fronte alla nostra ignoranza nei confronti delle religioni altrui che, come in questo caso, cercano di trovare una soluzione plausibile ad un fenomeno tanto eclatante come le "99" chiese lucchesi.
G.