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domenica 14 settembre 2008

Santa Croce 2008














La processione del 13 di settembre che precede di un giorno la festività della Santa Croce, legata all'immagine del Volto Santo di Cristo, è per i lucchesi da tempo immemorabile la conferma della loro vitalità e unione come comunità alle istituzioni cittadine, religiose e laiche.
Questa festa che ha come scenario di fondo le mille e mille luci di piccoli lumini accesi di fronte alle finestre poste lungo il percorso della processione, offre anche tante occasioni per conoscere le tradizioni enogastronomiche e folcloriche della città di Lucca e del suo territorio.
Offre inoltre la possibilità di vedere quanti lucchesi, emigrati in alcuni casi da generazioni all'estero, pur cambiando lingua e costumi, non abbiano mai dimenticato le loro radici, facendo partecipi i loro nuovi amici ospitanti a questa secolare tradizione. E' in questo senso che mostro le due foto qui inserite. La prima dove il calice con il simbolo della seta (il torsello) e della locale camera di commercio si stagliano sulla chiesa di San Michele. La seconda dove una rappresentanza dei lucchesi in indonesia, vestita con gli sgargianti costumi tradizionali, è in attesa di unirsi alla processione in San Frediano.
Fate clik sulle foto ingrandendole e vedrete che bell'esempio di lucchesità!

G.

martedì 2 settembre 2008

Le chiocciole al sugo. Che passione!


Le riflessioni sulle trattorie che ho pubblicato ieri su questo blog, mi hanno fatto venire in mente un altro saporino antico al quale mi aveva avvezzato mia nonna. Le chiocciole in umido. Le andavamo a cogliere assieme ai miei cugini, d'estate, dopo un forte temporale, e ci divertivamo un sacco. Il processo per farle spurgare era lungo, ma il risultato finale sublime.
Lo so, molti storceranno la bocca e, se mai si fossero fidati delle indicazioni di ieri sulle trattorie , ora non seguiranno più le mie indicazioni. Niente di più sbagliato. Quella delle chiocciole al sugo o in umido è una delle tradizioni locali più antiche.
Il problema è: dove si possono assaggiare ? Una volta esistevano molte trattorie nelle campagne lucchesi che preparavano questo prelibato manicaretto. Anche a Firenze la tradizione c'è. Me lo ha detto il padrone dell'antica trattoria "de i Cambi". Era caldo, la serata era piacevole, i clienti satolli delle enormi bistecche alla fioentina ingurgitate poco prima, ed io ero seduto accanto a lui sullo scalino del locale. "Ma le chiocciole, voi le mangiate?" " Eccome se le mangiamo! Pochi mesi fa il mio cuoco me le ha fatte trovare. Ma per i clienti è impossibile!Quanto la dovrei far pagare una chiocciola cercata a mano dopo una giornata di pioggia?" Saggia domanda che non trovò risposta.
Ricordo comunque una trattoria nei pressi di Guamo, a Massa Macinaia, poco dopo l'acquedotto, che le faceva buone e piccanti, con il peperoncino come piacciono a me.
Qualcuno conosce altri posti dove oggi si possono mangiare?
(Messaggio inviato come in una bottigliaq in mezzo al mare nella speranza che la persona giusta lo raccolga.)La prossima volta vi scrivo la ricetta della mia nonna. E' una promessa!
G.

martedì 26 febbraio 2008

La guerra del "Kebab" a Lucca

Ieri ho cominciato questa esperienza di blogger con un piccolo articolo che informa dell'arrivo a Lucca di una delegazione di ambasciatori accreditati presso la Santa Sede. Era solo un piccolo esperimento, ma chi vorrà leggere i miei o i nostri commenti anche in seguito, potrà scoprire la storia e la realtà di Lucca e più in generale della Toscana, vista dagli occhi di chi deve offrire questo territorio quotidianamente a tutti coloro che ne vogliono conoscere i suoi aspetti variegati e a volte segreti ed intimi. La nostra professione di guide turistiche ci pone a contatto o a confronto con tutte le fascie sociali. Bambini, anziani, rappresentanti di istituzioni pubbliche e private, famiglie e lavoratori. Tutti vogliono vivere in un modo o in un altro una esperienza limitata nel tempo ma comunque unica ed irripetibile alla scoperta di nuove realtà e sensazioni. Lucca sino ai nostri giorni ha mantenuto pressochè intatti non solo la sua immagine, le sue tradizioni ed il suo incredibile patrimonio storico artistico, ma sopratutto una dimensione umana della qualità della vita pressochè unica. Ciò è dovuto alle singolari caratteristiche urbanistiche della città chiusa interamente da mura rinascimentali e anche grazie a questo pressochè priva di traffico automobilistico. Tuttavia anche a Lucca le normali dinamiche di mutamento delle attività commerciali dovute alla cosidetta globalizzazione, stanno destando perplessità e commenti a riguardo sempre più frequenti non solo da parte dei lucchesi ma anche da parte dei turisti in visita alla città. Valga per tutti ad esempio il problema dei rivenditori di kebab nel centro storico. Su questo argomento si è creata una vera e propria disputa di opinioni. A tal proposito mi è capitato di essere intervistato da una emittente radiofonica di Firenze : Controradio. Fino a quel momento in verità non mi ero posto il problema più di tanto. Poi, dovendo rispondere è emersa una ragione storica alla base di questo "problema". Lucca è stata per secoli una città indipendente e volutamente isolata. Per questo ha seguito per secoli un percorso politico e sociale che in alcuni casi l'ha spinta ad attuare una economia quasi autarchica. Questa caratteristica del locale come bello e unico si è protratta nel tempo sedimentandosi quasi inconsapevolmente nel DNA dei lucchesi. Oggi ogni piccola variazione della tradizione rompe gli equilibri e la memoria storica degli abitanti. Il dilemma quindi che si pone oggi per tutti, locali e turisti è: deve una città come Lucca rompere con il suo sistema economico "autarchico" o è destinata a una irreversibile deriva verso il cambiamento? Città museo di se stessa o città aperta e tollerante anche alle nuove piccole realtà economiche che giungono da fuori ?
Nel suo passato Lucca ha avuto altre situazioni analoghe ? E se si, i commenti critici di oggi sono solo un polverone fuori luogo?
Vedremo. Penso comunque che Lucca oggi sia una città fragile sotto molti punti di vista e che la globalizzazione non si adatti alle nostre piccole città d'arte. Riflettere, pensare a soluzioni ed agire in tempi rapidi. Credo che sia l'unica cosa veramente da fare da parte di tutti coloro che in qualche modo sono coinvolti da queste tematiche.
Gabriele Calabrese