giovedì 2 ottobre 2008
Musica sotto la torre pendente
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mercoledì 1 ottobre 2008
I maestri comacini ? Che facce simpatiche!
Ricordo quando ero studente all'università di Pisa le affascinanti lezioni di alcuni fra i miei professori riguardo all'architettura medioevale romanica in toscana ed in particolare sull'operato dei maestri Comacini nella Toscana nord-occidentale. Quante ore passate sui libri a studiare decorazioni floreali, colonne tortili, bestiari fantastici! Belle ore a ripensarci col senno di poi. Tutto questo patrimonio culturale per me è stato fonte di riflessione, e in questi anni di attività come guida turistica, anche di ulteriore ricerca. Fin dal liceo però, ricordando coloro che in tempi così remoti ci hanno preceduto lasciando tali capolavori, ho sempre fantasticato chiedendomi: ma che facce avevano queste persone ? Chi erano Guidetto da Como e compagni ? Spesso tali domande non hanno risposta, e tutto finisce li. Credo però di aver trovato un filo tenue che annodato ad un altro, ed ad un'altro ancora, mi hanno portato ad indentificarli. E' stata quasi una ricerca poliziesca da film, dove il ricercato viene individuato grazie ad una serie di immagini sfuocate registrate da una telecamera. Tuttavia, una volta comparate ad altre più nitide, si scopre finalmente l'individuo ricercato.
Tutto è cominciato quando ho analizzato nei dettagli una serie di interessanti graffiti all'interno della chiesa lucchese di San Michele in foro. Chi non lo sa, lo sappia ora, che sono un fanatico nella ricerca di antichi graffiti. Dietro di questi ho scoperto che spesso si cela un mondo poco conosciuto ed affascinante quasi quanto i grandi capolavori dell'arte.
Bene, nei graffiti di S. Michele, di origine indubbiamente comacina (un giorno finalmente farò un articolo specifico su questi graffiti), fra animali fantastici, pesci e figure geometriche, ho individuato alcuni ritratti.
Uno di questi per le fattezze e per la particolarità del cappuccio è da individuare come un maestro comacino. Il paragone va fatto per primo con l'indubbio autoritratto di Guidetto da Como. Questi infatti, come noto, fa bella mostra di se citandosi nel cartiglio che tiene in mano, nel pilastrino di fianco al campanile di S. Martino a Lucca. Se si paragona il profilo lievemente accennato sulla colonna di San Michele all'immagine di Guidetto troveremo le prime similitudini. A rafforzare ciò che affermo, è il particolare che differenzia i due copricapi. Quello di Guidetto ha sulla cuspide il giglio della purezza, simbolo che distingueva probabilmente la loro taglia o loggia. Si notino infatti i molti gigli che decorano la facciata della cattedrale e quelli che si trovano sulle colonne di San Michele.
Per avere comunque un'altra immagine ancora più nitida di questi maestri, ci dobbiamo trasferire a pochi chilometri da Lucca, cioè a Pisa.
Qui le taglie comacine lavorarono interrottamente per generazioni in quasi tutte le chiese locali. Tuttavia nel battistero, proprio di fronte alla maestosa cattedrale pisana, troviamo gli autoritrati di molti di questi, nei plutei della vasca ottagona battesimale. Questa viene attribuita al maestro Guido Bigarelli, con datazione 1250 grazie ad una iscrizione che venne ritovata al suo interno.
Che belle faccine contente! Qui per questioni di spazio non le pubblico tutte. Una di queste poi, anche se speculare, sembra proprio quella di San Michele a Lucca. Eccoli quindi i nostri amici Comacini ! Li abbiamo trovati e da oggi potremo salutarli riconoscenti per averci tramandato tanta bellezza e tanta sapienza.
G.
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lunedì 29 settembre 2008
Alle porte delle chiese, negli angoli delle strade. Chi sono..?
Chilometri e chilometri passeggiati per strade e piazze della mia città. Porte varcate innumerevoli volte: case, musei, negozi, chiese. Angoli, incroci, logge cortili. Innumerevoli volte vediamo le stesse pietre, spesso le commentiamo ai nostri clienti, spesso le esaltiamo anche con enfasi. Conosciamo molto noi guide turistiche delle nostre città e vogliamo conoscere sempre di più. Storia, persone e fatti del passato e a volte fatti contemporanei. Una sera però, poco prima di varcare la soglia della cattedrale, la luce calda e dorata del sole al tramonto, ha incorniciato la figura rattrappita in un angolo di una donna. L' avevo vista chiedere l'elemosina di fronte a quel portone molte altre volte, forse per anni, ma come sempre mi era capitato, ero passato oltre. Ora la vedevo sotto quel raggio di sole e mi sembrava un viso antico, una donna di altri tempi e mi sono allora chiesto: Chi è ?
Ora so che si chiama Maria. Maria non parla mai, accenna solo un gentile sorriso se le rivolgi la parola. E' timida, ma se le scatti una foto (ed io l'ho fatto) è contenta e si mette in posa coprendosi i capelli con il velo pensando di essere più piacevole. Maria ha 45 anni, ma ne dimostra molti di più. Lei come molte altre mendicanti in Italia, è di origini rumene, ma la Romania non l'ha vista più da tanti anni ormai. Pochi mesi fa, subito dopo le nuove disposizioni di legge varate dal governo a proposito di rumeni, ho visto arrivare una volante della polizia. Il poliziotto l'ha chiamata e lei sempre in silenzio, senza fiatare, a capo chino è salita in macchina è l'hanno portata via. Prima di salire però, mi ha guaradato ed io, lo giuro, avrei voluto salire in macchina al posto suo. Non so perchè scrivo queste righe, ma credo che sia importante cercare di conoscere anche queste persone ai margini del nostro lavoro. Debbono essere comunque degni di considerazione. Basta poco; a volte una parola o un semplice gesto amichevole. Non voglio apparire qui uno smelenso sentimentale o un partigiano difensore dei diritti umani (leggete i miei commenti sui rumeni a Pisa), ma voglio conoscere e distinguere. Maria è degna di considerazione; anche quando fa freddo e in silenzio sta di fronte alla cattedrale di San Martino. Martino non gli può dare una parte del suo mantello, noi si.
Vorrei quindi da oggi, appena potrò, ricordare con un breve ritratto le persone che a Lucca, come Maria, credo ne siano degne.
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sabato 27 settembre 2008
Angoli di Firenze
Oggi guida turistica a Firenze. Ne faccio poche nella "grande mela toscana"; solo quando mi conviene. Firenze, da due metri in su, è sempre Firenze ! Il problema ovviamente è dai due metri in giù, cioè non essere calpestati o travolti dalla folla mentre si sta cercando di ammirare un capolavoro assoluto. Basta però svicolare in qualche stradina laterale, o se si ha tempo andare nell'oltrarno e tutto si ricompone e si umanizza. Tuttavia ho notato che nessuno si sofferma a mostrare particolari interessanti che stanno sotto gli occhi di migliaia di turisti, che ignari di ciò passano oltre e sciamano verso altri monumenti. Valga per tutti come esempio il cosidetto ritratto fatto da Michelangelo sull'angolo di Palazzo Vecchio verso via della Ninna, a due passi dal David. E' probabilmente una leggenda metropolitana che presenta molte varianti, ma forse in fondo in fondo ci può essere anche del del vero. Si dice che un giorno il giovane Michelangelo si trovasse con un amico nei pressi di quel canto, e quest'ultimo, schernendolo, rimproverava al futuro grande scutore, lentezza e scarsa capacità nell'eseguire i lavori. Michelangelo, mentre lo ascoltava appoggiato di spalle al muro, alla fine del discorsetto si scansò da una parte, e sotto gli occhi stupefatti dell'amico mostrò come, con un semplice chiodo appuntito, nel frattempo fosse stato in grado di fargli il ritratto.
Una bella storiellina vero? Mi è sempre rimasta stampata nella memoria da quando un mio "antico" amico fiorentino, all'età di soli dodici anni, lo mostrava a me che ne avevo dieci, in una semplice ma interessante guida turistica fra bambini. Era proprio destino...
G.
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mercoledì 24 settembre 2008
....e le riprese continuano a ritmo frenetico.
E' proprio vero che paese che vai...regista che trovi ! Questo giornalista e regista serbo ha un modo di lavorare frenetico. La frenesia di filmare tutto, senza sosta e senza un filo storico e culturale che descriva ciò che riprende, mi ricorda i programmi di qualche tempo fa molto populistici di Osvaldo Bevilacqua, l'omino con i capelli rossi. Una scarrellata di immagini farcite di folklore, stereotipi consolidati nell'immaginario colletivo del territorio che si descrive e poca fantasia. Il paessaggio toscano e gli agriturismi sono il suo tormentone; arte zero, cibo tanto. Capisco dall'altro lato che un turismo forse emergente come quello serbo, abbia bisogno di certezze e stereotipi. Forse però, ciò è dovuto anche alla poca conoscenza della Toscana del giornalista che peraltro non fa che ripetermi che è laureato a Milano a Brera in arte (io credo sopratutto laureato in artega ...), che conosce perfettamente il suo lavoro e che ha vinto premi.
Non il massimo quindi ma...tutto fa brodo. Per favorire la fantasia dei turisti in arrivo, un giorno forse riusciremo anche a modificare un angolino della lucchesia in una novella "Val d'Orcia" . Basterà spianare qualche collina troppo alta, piantarvi un cipresso isolato e poco più in là coltivare un piccolo appezzamento di girasoli di plastica (tanto non se ne accorge nessuno) e op là, il gioco è fatto: under the tuscan sun !
G.
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martedì 23 settembre 2008
Lucca e la TV Serba
A proposito di culture e religioni diverse, ieri ho iniziato ad accompagnare un giornalista ed un operatore della Tv di stato serba.
Non avevano la minima idea di cosa fosse Lucca, ne cosa fosse la Toscana. Vedremo cosa ne verrà fuori da questi tre giorni di riprese. Ieri sera a cena abbiamo comunque parlato di etnie diverse, ed è stato interessante ciò che mi hanno detto a proposito di musulmani europei (come loro), della loro politica, dei problemi di integrazione, dei pregiudizi dell'occidente e degli interessi dei russi e degli americani. Ma delle 99 nove chiese con i diversi nomi di Dio ne sapevano ben poco !
Cosa ne sappiamo veramente noi di loro oltre a quello che ci hanno fatto vedere le televisioni sugli scenari di guerra dei balcani ? Io ricordo solo i cecchini a Sarajevo. A mio parere c'è ancora molto da fare per conoscerci a vicenda, se è vero che questo giornalista della TV di stato non ha la minima idea di cosa sia Firenze, pur avendo vissuto molti anni a Milano !
G
Il nome di Dio per le 99 chiese di Lucca
E' quasi ormai leggenda il fatto che Lucca avesse nel medioevo, non 101, non 100, ma 99 chiese. Sembra quasi di leggere quei cartellini segna prezzi dei mercati che invitano la clientela a comprare il prodotto ad un centesimo in meno della decina.
A dire il vero secondo la pubblicazione "il secolo di Castruccio, fonti e documenti di storia lucchese" la professoressa Giuliana Puccinelli, secondo una sua catalogazione degli edifici ecclesiastici nel XIV sec in città, ne stima 65. Molte, dai quei tempi, sono state distrutte, altre modificate, altre edificate ex novo.
Numeri che comunque rendono chiara l'importanza della chiesa come istituzione locale nel tessuto connettivo della città medioevale.
Mi ha colpito e non poco, la curiosa domanda che mi ha inviato con un messaggio telefonico la mia collega Laura, di un suo cliente turco: "Le novantanove chiese di Lucca servivano a onorare i novantanove nomi che ha Dio ?" Bellissima domanda vista dalla parte di un musulmano che vuole conoscere. Dalla nostra parte invece un silenzio assoluto di fronte alla nostra ignoranza nei confronti delle religioni altrui che, come in questo caso, cercano di trovare una soluzione plausibile ad un fenomeno tanto eclatante come le "99" chiese lucchesi.
G.
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